Letture, storie, ricordi

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Pierluigi Arcidiacono

SANBABILINI

SETTIMO SIGILLO EDIZIONE

SANGUE & INCHIOSTRO (14)

Novembre 2017

Brossurato

978-88-6148-194-7

Si parla di Sergio Ramelli nelle pagine:

16, 62, 67, 69, 70, 84, 143 145, 149, 152/158, 212, 216/219, 232, 238, 280, 281, 335, 346, 374, 394, 411, 412, 439 e 444


Note di copertina

Alla fine degli Anni Sessanta e per metà Anni Settanta, piazza San Babila, a Milano, diviene la “roccaforte” dei giovani fascisti. I comunisti, i “rossi” delle varie organizzazioni extraparlamentari (ma non solo), definiti i “cinesi”, imperversano in tutta la città: tutte le strade e tutte le scuole e le università sono loro. Lo “spazio” a chi non sia comunista viene negato: con la violenza. In una piccola sede di corso Monforte della “Giovane Italia” (organizzazione vicina al M.S.I.), tra il 1967 e il 1968, nasce spontanea l’idea di sopravvivenza: la “difesa del territorio”. Idea che si afferma più che mai nel 1970, quando la sede viene chiusa e alcuni dei ragazzi decidono di fermarsi, a tutti i costi, nella “loro” Piazza. Impossibile ricostruire la storia di piazza San Babila e dei Sanbabilini: sono centinaia di racconti ed episodi… Impossibile anche perché le cronache dell’epoca erano talmente faziose o volutamente “offuscate” che nel rileggerle si riproporrebbe la falsità storica che ne era tipica. Considerati soltanto ragazzi e uomini esaltati, sugliardi, violenti e beceri, i Sanbabilini (la maggior parte di loro) non erano così. La violenza c’era in tutta la città, quotidiana, e loro vi convissero (facendo la loro parte). Ma, come accennato, i violenti e specialmente i cattivi, per la Stampa e per l’opinione pubblica erano i soli ragazzi di Destra. Non era così.

L’Autore – pur avendo avuto, da giovanissimo, una breve esperienza in piazza San Babila – ha provato a essere obiettivo nella sua ricostruzione. Forse questo è stato il suo fallimento: la faziosità culturale di quegli anni non gli ha permesso di approfondire (nella prima parte del libro) la sua revisione storica come avrebbe desiderato. Nella seconda parte l’Autore ha dedicato dei “quadri” a singoli protagonisti di allora: alcuni famosi, altri sconosciuti, un Magistrato e anche un “avversario” (o meglio: un “nemico”)… Talvolta intervistandoli direttamente.

Pierluigi Arcidiacono (conosciuto soltanto come: Pigi) è nato a Milano nel 1961. Nel 1975 si considerava un “Sanbabilino”, nonostante avesse solo quattordici anni. Ha iniziato l’attività giornalistica nel 1984. Ha collaborato con differenti riviste, tra le quali: “JONATHAN – Dimensione Avventura”, diretta da Ambrogio Fogar; “FERRARI italian style”; “MOTOTURISMO – il piacere di andare in moto”; “L’ITALIA SETTIMANALE”, diretta da Marcello Veneziani. È stato Capo redattore de “LA RIVISTA DEL TREKKING”. Ha scritto libri prevalentemente sportivi, tra cui: “ARMANDO PICCHI – Un nome già scritto Lassù”. Ha scritto e messo in scena (in qualità di regista) alcuni spettacoli teatrali. Ha deciso di scrivere questo saggio per una sua visione e concezione etica e cavalleresca del mondo.


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