Nelle sezioni romane del MSI quando uccidere un fascista non era reato

2 tomi indivisibili

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Antonio Pannullo

ATTIVISTI

SETTIMO SIGILLO EDIZIONE

SANGUE & INCHIOSTRO (13)

Luglio 2001

Brossurato

978-88-6148-148-0

Si parla di Sergio Ramelli nelle pagine 163, 169, 184, 257, 264, 364, 397 e 438


Note di copertina

A Roma negli anni Settanta esistevano una quarantina di sezioni del Movimento sociale italiano, che quasi sempre ospitavano anche le sedi del Fronte della Gioventù, l’organizzazione giovanile del partito. Vi erano solo due sedi autonome del Fronte, via Noto e via Migiurtinia, e la famosa sede provinciale di via Sommacampagna 29. C’era poi la sede del Fuan, l’organizzazione universitaria, anch’essa autonoma, in via Siena. Nel decennio che andò dal 1970 al 1980 il loro numero rimase sostanzialmente lo stesso, anche considerando che alcuni nuclei dei locali fisici non li ebbero mai, come Vigna Clara o Eur.
Eppure c’erano.
Ebbene, in quelle sezioni in quei dieci anni si formò un clima meraviglio-so e irripetibile, fatto di migliaia di giovani e giovanissimi che ogni giorno, quasi h24, si ritrovavano in quei sovente poco accoglienti locali spinti dalla loro passione per la politica ma soprattutto dalla voglia di cambiare un mondo che non accettavano e col quale non volevano scendere a compromessi. Erano giovani di ogni estrazione sociale e cultura, di diversi caratteri, provenienti da storie familiari varie, uniti però da quell’ideale che non li avrebbe più abbandonati per tutta la vita. Erano giovani che pagarono nella maniera più cara e ingiusta il loro sogno: con l’emarginazione, prima di tutto, poi con la violenza fisica, poi con l’attacco e la distruzione dei loro beni e di quelli della loro famiglia, molti con il carcere, con la latitanza, con l’insicurezza, alcuni con lesioni fìsiche permanenti anche gravi, pochi – ma sempre troppi – con la stessa vita. A tanti poi l’attività politica pregiudicò studi, lavoro, la possibilità di una carriera professionale.
Ma accettarono tutto senza rimpianti, spinti dal loro sogno per realizzare il quale sfidavano la grigia realtà quotidiana.
È la loro storia che cerchiamo di raccontare in queste pagine.

Antonio Pannullo (Roma, 1955) è giornalista dal 1985. Ha iniziato la professione nel 1980 su giornali di economia, agenzie, periodici (tra cui Dissenso), per poi diventare professionista al Secolo d’Italia. Dal 1982 al 1985 ha lavorato per la Radio Vaticana curandone trasmissioni culturali. È direttore di due riviste specializzate, Raids e Storia & Battaglie. Si è recato all’estero per reportage sui conflitti internazionali: Kosovo, Bosnia, Macedonia, Montenegro, Croazia, Serbia, oltre che in Africa e in varie nazioni europee per seguire eventi di politica internazionale. Nel 2002 ha scritto un libro sulla vicenda politica di Jean-Marie Le Pen e il Front National, sempre per i tipi del Settimo Sigillo. Sposato, ha tre figli.


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