13 marzo – 29 aprile 1975: dall’aggressione alla morte.
In questa sezione vengo raccolti gli articolo che partono dall’aggressione omicida a Sergio Ramelli fino alla sua morte, coprendo il periodo che va dal 13 marzo 1975 fino alla morte di Sergio.
(Per la rassegna sulla morte e i funerali vedere la sezione : 29 aprile – maggio 1975: La morte e i funerali)
Nel clima di generale violenza di quei giorni non stupisce che l’aggressione, pur gravissima e già prospettante una prognosi infausta, abbia ricevuto solo scarsa attenzione dei quotidiani. Il Corriere della Sera e la Notte, quotidiani Milanesi, sono in effetti gli unici a dare un certo risalto alla notizia. La maggior parte degli interventi, che non portano firme importanti ma di ignoti cronisti, sono abbastanza chiari e obiettivi. Quasi mai Sergio viene definito “fascista”. Ad esempio l’articolo della Stampa chiama Sergio “missino” e informa della violenza cui era stato sottoposto a scuola. L’articolo della Notte chiama Sergio “studente di destra” e colloca l’aggressione nel clima di violenza cui Sergio era stato sottoposto da parte di Avanguardia Operaia. E’ interessante vedere come alla Magistratura sono occorsi più di dieci anni per giungere alle stesse conclusioni – tutto sommato ovvie – cui arrivava l’ignoto estensore dell’articolo. Anche gli articoli del Corriere della sera sono di simile tenore.
Come esempio di informazione assolutamente distorta si segnala il trafiletto dell’Avvenire, la cui lettura, oggi, fa veramente venire i brividi in quanto mostra il tipo di rapporti che dovevano sussistere tra certi spezzoni del giornalismo e l’associazione che decise ed eseguì l’aggressione, Avanguardia Operaia: nell’articolo si parla di Sergio Ramelli come di un “simpatizzante per un movimento neofascista e già noto estremista” (!). L’ignoto estensore dell’articolo arriva a scrivere che Sergio, nella sua scuola “si era particolarmente distinto per imprese di marca fascista. Proprio in seguito a questi episodi era stato espulso dalla scuola” (!!!). Sergio Ramelli, alla sua scuola aveva in realtà fatto un solo atto politico: parlare ed esprimere le sue opinioni; non era stato “espulso” dalla scuola, ma piuttosto perseguitato e minacciato a tal punto dai compagni che la famiglia aveva ritenuto opportuno iscriverlo a un’altro istituto. C’era stato in effetti un “processo popolare” in cui Ramelli era stato espulso, ma tale “processo” era stato esso stesso un atto di violenza illegale: al contrario, l’articolo dell’Avvenire lascia intendere che Sergio Ramelli era stato espulso dalla scuola con un provvedimento legittimo delle autorità scolastiche. Quando, con la morte di Sergio, il suo caso diventerà di rilevanza nazionale ed emergerà la verità L’Avvenire correggerà, almeno in parte, queste infamie.
Sarebbe assurdo ipotizzare complotti di disinformazione per spiegare una simile distorsione della realtà. Non mancheranno, in futuro, distorsioni assai gravi, ma al momento dell’aggressione l’interesse sul caso è ancora troppo basso: l’articoletto, privo di firma, fu certo frutto di un redattore di cronaca di basso livello. Tuttavia vale la pena di riflettere sul fatto che le uniche fonti di una informazione così distorta non potevano che essere ambienti e persone legate ad Avanguardia Operaia.
Negli stessi giorni in cui Sergio Ramelli moriva in ospedale emergevano, sulla base di una indagine inizialmente sorta a Firenze, e in seguito spostatasi a Milano, alcune evidenze circa un carattere “paramilitare” di Avanguardia Operaia. I magistrati Grigo e Salvini, riscopriranno questi elementi (concernenti la riorganizzazione delle squadre dei servizi d’ordine di AO, detti anche “plotoni”) 12 anni dopo, nel processo Ramelli.
Rassegna stampa a cura dell’Archivio Storico della Destra Italiana dell’Associazione Culturale Lorien
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